Cos'è cicisbeismo?

Il cicisbeismo era una pratica sociale diffusa in Italia nel XVIII secolo, specialmente tra le classi nobiliari e benestanti. Consisteva in un accordo, più o meno formale, in cui una donna sposata, con il consenso del marito, accettava un cicisbeo (a volte chiamato anche "cavalier servente") che l'accompagnava in pubblico, la assisteva, la intratteneva e, in alcuni casi, diventava il suo amante.

La figura del cicisbeo era socialmente accettata, quasi istituzionalizzata, e regolamentata da precise convenzioni. Il suo ruolo non era solamente quello di amante, ma anche di accompagnatore, consigliere e custode dell'immagine pubblica della dama. Il cicisbeo si occupava di compiti come accompagnare la donna a teatro, a balli, durante le passeggiate e ricevere i suoi visitatori.

Le ragioni dietro la diffusione del cicisbeismo sono complesse e dibattute. Alcuni studiosi lo vedono come una conseguenza dei matrimoni combinati, in cui l'amore romantico era spesso assente. Il cicisbeo, in questo contesto, forniva alla donna una forma di affetto e compagnia che mancava nel rapporto coniugale. Altri, invece, lo interpretano come una manifestazione di potere e status sociale, un lusso che le famiglie nobiliari si potevano permettere. La presenza di un cicisbeo, infatti, era un segno di ricchezza e prestigio.

La pratica del cicisbeismo fu aspramente criticata da molti moralisti e intellettuali dell'epoca, che la consideravano una forma di adulterio legalizzato e una minaccia all'istituzione del matrimonio. Tra i più veementi oppositori si annoverano Giuseppe Parini e Vittorio Alfieri, che ne denunciano la decadenza morale e l'ipocrisia sociale nelle loro opere.

Il cicisbeismo cominciò a declinare verso la fine del XVIII secolo, a causa delle critiche crescenti, dei cambiamenti sociali e politici, e dell'evoluzione del concetto di matrimonio e di ruolo della donna nella società.

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