Olivier Rousteing (nato il 13 settembre 1985) è un stilista francese. È il direttore creativo di Balmain dal 2011. È noto per le sue sfilate inclusive e le campagne pubblicitarie che promuovono la diversità.
Rousteing è cresciuto in un orfanotrofio e successivamente adottato. Ha studiato presso l'École Supérieure des Arts et Techniques de la Mode (ESMOD) a Parigi, ma ha abbandonato gli studi dopo un anno per iniziare a lavorare.
Prima di Balmain, Rousteing ha lavorato per Roberto Cavalli per cinque anni, dove ha contribuito a definire l'estetica del marchio. Nel 2009, è entrato a far parte di Balmain, lavorando sotto la direzione creativa di Christophe Decarnin.
Nel 2011, all'età di 25 anni, Rousteing è stato nominato direttore creativo di Balmain, diventando uno dei più giovani direttori creativi nella storia della moda. La sua nomina è stata inizialmente accolta con scetticismo, ma Rousteing ha rapidamente dimostrato il suo valore, portando nuova vita e una nuova direzione al marchio.
Sotto la guida di Rousteing, Balmain è diventato noto per il suo stile audace, glamour e spesso opulento. Le sue collezioni incorporano spesso dettagli ricchi come perline, ricami e frange. Rousteing ha anche contribuito a rendere Balmain un marchio più accessibile e riconoscibile, utilizzando attivamente i social media e collaborando con celebrità come Kim Kardashian, Rihanna e Beyoncé. Questo approccio ha contribuito a generare un notevole buzz e ad aumentare la popolarità del marchio, soprattutto tra un pubblico più giovane.
Rousteing è un sostenitore della diversità e dell'inclusione nell'industria della moda. Ha utilizzato le sue piattaforme per promuovere modelli di colore, body positivity, e l'accettazione di sé. Questo impegno si riflette anche nelle sue scelte di casting per le sfilate e le campagne pubblicitarie di Balmain.
Nel 2020, Rousteing ha rivelato di essere stato vittima di un grave incidente con un caminetto un anno prima, che lo aveva lasciato con ustioni significative. Ha scelto di condividere la sua esperienza per aumentare la consapevolezza e promuovere l'accettazione di sé, dimostrando ancora una volta il suo impegno per l'autenticità e la vulnerabilità. La sua storia è stata raccontata in un documentario di Netflix intitolato "Wonder Boy".
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