La fisiognomica (dal greco physis che significa "natura" e gnomon che significa "giudice" o "interprete") è la pseudoscienza che pretende di valutare la personalità, il carattere e le capacità intellettuali di una persona in base alle sue caratteristiche fisiche, in particolare quelle del volto. Si basa sull'idea che l'aspetto esteriore rifletta l'interiorità.
Le radici della fisiognomica sono antiche e si possono rintracciare nelle civiltà greca e romana. Figure come Aristotele hanno scritto sull'argomento, cercando di collegare tratti del viso a caratteristiche comportamentali. Nel Medioevo e nel Rinascimento, la fisiognomica era integrata in discipline come l'astrologia e la medicina. Nel XIX secolo, con Cesare Lombroso, trovò applicazione in ambito criminologico, associando caratteristiche fisiche a predisposizioni criminali (vedi Criminologia).
La fisiognomica si basa sull'osservazione e l'interpretazione di diversi aspetti del volto:
La fisiognomica è ampiamente considerata una pseudoscienza e non ha fondamento scientifico. Le sue affermazioni non sono state supportate da evidenze empiriche e sono spesso basate su stereotipi e pregiudizi. L'uso della fisiognomica ha portato a discriminazioni e ingiustizie, in particolare nel campo della criminologia e nell'ambito razziale (vedi Razzismo%20Scientifico). Le associazioni tra tratti fisici e caratteristiche psicologiche sono generalmente infondate e possono portare a generalizzazioni dannose.
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