Le Coefore (Χοηφόροι, Khoēphoroi) sono la seconda tragedia della trilogia Orestea di Eschilo, rappresentata per la prima volta nel 458 a.C. insieme all'Agamennone e alle Eumenidi, con il Proteo come dramma satiresco. Il titolo, che significa "portatrici di libagioni", si riferisce al coro di donne schiave che portano offerte alla tomba di Agamennone.
Trama:
L'azione si svolge sette anni dopo l'assassinio di Agamennone. Oreste, figlio di Agamennone ed Elettra, ritorna segretamente ad Argo, spinto da un oracolo di Apollo, per vendicare la morte del padre. Incontra Elettra presso la tomba di Agamennone, dove entrambi versano libagioni e invocano il padre defunto. Si riconoscono e Oreste rivela il suo piano.
Oreste, fingendosi un forestiero, si presenta al palazzo di Clitemnestra e di Egisto. Clitemnestra, ignara della sua identità, lo accoglie. Oreste uccide prima Egisto e poi Clitemnestra, nonostante le suppliche di quest'ultima. L'atto di matricidio lo perseguita immediatamente: viene tormentato dalle Erinni, divinità vendicatrici, che lo conducono alla follia.
Temi principali:
Personaggi principali:
Le Coefore rappresentano un momento cruciale nella trilogia Orestea, in cui il ciclo di vendetta raggiunge il suo culmine e la speranza di una nuova forma di giustizia inizia ad emergere. La tragedia è caratterizzata da una forte intensità emotiva, un linguaggio poetico ricco e una profonda esplorazione dei temi della vendetta, del dovere e della giustizia. La risoluzione di questi temi è rimandata alle Eumenidi, dove il processo ad Oreste di fronte all'Areopago introduce un sistema di giustizia più razionale e collettivo.
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