Gli interventisti erano un gruppo di persone che sostenevano l'intervento dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale. Durante il periodo che precedette l'entrata in guerra del 1915, l'opinione pubblica italiana era divisa tra interventisti e neutralisti.
Gli interventisti credevano che l'Italia dovesse partecipare al conflitto per rafforzare il proprio potere e per acquisire territori appartenenti all'Impero Austro-Ungarico, come il Trentino, Trieste e la Dalmazia. Credevano anche che il conflitto permettesse all'Italia di consolidarsi come nazione e di guadagnare status internazionale.
Tra i principali sostenitori dell'intervento c'erano il poeta Gabriele D'Annunzio e il politico Benito Mussolini. Gli interventisti promuovevano l'idea dell'onore e del patriottismo nella partecipazione alla guerra, e incitavano il governo italiano a schierarsi apertamente a favore degli Alleati, nonostante l'Italia avesse inizialmente firmato un Patto di Neutralità con Germania e Austria-Ungheria nel 1914.
Gli interventisti organizzavano manifestazioni e comizi per aumentare il sostegno pubblico in favore della guerra. Nonostante ciò, la decisione di intervenire fu fortemente dibattuta in Parlamento e nella società italiana. Alla fine, l'Italia decise di entrare in guerra a fianco degli Alleati nel maggio 1915.
Dopo la guerra, gli interventisti si divisero su questioni politiche e ideologiche. Alcuni, come Mussolini, si spostarono verso l'estrema destra, mentre altri si schierarono con i partiti liberali o socialisti. Tuttavia, la maggior parte dei membri degli interventisti si identificarono in seguito con la nascente ideologia fascista.
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