In filosofia, lo gnoto (dal greco antico γνωστός, "conosciuto") si riferisce a qualcosa che è conosciuto o comprensibile. Il concetto è spesso contrapposto all'<a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/agnoto">agnoto</a> (sconosciuto). La distinzione tra gnoto e agnoto è fondamentale per l'epistemologia e la metafisica, in quanto solleva interrogativi sulla natura della conoscenza, sui suoi limiti e su come possiamo acquisirla.
Alcuni aspetti importanti del concetto di gnoto includono:
Conoscibilità: Lo gnoto implica la possibilità di conoscere qualcosa, che sia attraverso l'esperienza sensoriale, la ragione, l'intuizione o altri mezzi. La filosofia si occupa di definire cosa costituisce la "conoscenza" e quali sono i criteri per stabilire se qualcosa è "conosciuto" o meno.
Accessibilità: Qualcosa di gnoto è accessibile alla comprensione. Questa accessibilità può variare in termini di difficoltà e complessità, ma in linea di principio è possibile acquisire una conoscenza di esso.
Relazione con la verità: Tradizionalmente, si presuppone che la conoscenza sia correlata alla verità. Se qualcosa è veramente "conosciuto," allora deve essere vero. Tuttavia, la natura della verità stessa è un argomento di dibattito filosofico (vedi ad esempio <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/Teorie%20della%20Verità">Teorie della Verità</a>).
Contesto: La natura di ciò che è gnoto è spesso dipendente dal contesto. Ciò che è gnoto per una persona o una cultura potrebbe essere agnoto per un'altra. Il progresso scientifico, ad esempio, sposta continuamente i confini tra il gnoto e l'agnoto.
In sintesi, il concetto di gnoto è centrale per la comprensione di come pensiamo di conoscere il mondo e quali sono i limiti della nostra conoscenza.
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