Carneade (in greco antico: Καρνεάδης; Cirene, 214 a.C. – Atene, 129 a.C.) è stato un filosofo greco antico, fondatore della Nuova Accademia.
Fu una figura di spicco nello scetticismo accademico e si distinse per la sua eloquenza e abilità dialettica. Succedette a Egesino come scolarca (capo) dell'Accademia platonica intorno al 159 a.C.
La sua filosofia si concentrava sulla critica del dogmatismo e sull'importanza della probabilità nella guida della vita pratica. Non credeva che si potesse raggiungere la certezza assoluta in alcuna questione filosofica o morale. Sosteneva che la conoscenza deriva dalle sensazioni, ma queste sono soggette a errore e inganno. Pertanto, dobbiamo accontentarci di un'opinione probabile.
Un episodio famoso della sua vita riguarda la sua ambasciata a Roma nel 155 a.C. insieme a Diogene il Critico e Critolao, dove tenne due discorsi contrastanti sulla giustizia. Nel primo discorso, Carneade sostenne l'importanza della giustizia e del diritto naturale. Nel secondo discorso, ribaltò completamente la sua argomentazione, sostenendo che la giustizia è solo un'invenzione umana basata sull'interesse personale e sul potere. Questo dimostrò la sua abilità retorica e la natura contingente delle credenze morali, ma scandalizzò parte del pubblico romano.
I suoi punti di vista filosofici sono conosciuti principalmente attraverso le testimonianze di autori successivi, come Cicerone, Sesto Empirico e altri. La sua influenza si estese per diversi secoli dopo la sua morte, plasmando il pensiero scettico e influenzando il dibattito filosofico sulla natura della conoscenza e della morale.
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