Mario Merz (Milano, 1 gennaio 1925 – Milano, 20 luglio 2003) è stato un artista italiano, figura chiave del movimento Arte Povera. La sua opera si caratterizza per l'utilizzo di materiali semplici e industriali, nonché per l'interesse verso i processi di crescita e trasformazione.
Elementi chiave del suo lavoro:
Iglù: Gli iglù, strutture semisferiche realizzate con materiali vari come vetro, ferro, cera o neon, rappresentano uno spazio primordiale, un rifugio ma anche un simbolo di nomadismo e trasformazione.
Tavoli: I tavoli, spesso lunghi e stretti, sono concepiti come luoghi di convivialità e scambio, ma anche come metafore della precarietà e del divenire.
Fibonacci: La sequenza di Fibonacci è un elemento ricorrente nel suo lavoro, a simboleggiare la crescita organica e l'espansione infinita. La utilizza spesso illuminata con neon, rendendola un simbolo visivo potente.
Neon: L'utilizzo del neon è fondamentale per Merz, non solo come fonte di luce, ma anche come segno di modernità e trasformazione energetica.
Oggetti Primari: Merz prediligeva l'impiego di oggetti%20primari, come legno, pietra, terra e cera, materiali poveri che rimandano alla natura e alla semplicità.
Influenze e Approccio:
L'opera di Merz è profondamente influenzata dalla filosofia e dalla matematica, in particolare dalla sequenza di Fibonacci e dalla teoria del caos. Il suo approccio all'arte è processuale, incentrato sul cambiamento e la trasformazione. Non c'è una forma definitiva, ma un continuo divenire. Le sue opere spesso interagiscono con lo spazio circostante, creando installazioni ambientali che coinvolgono lo spettatore.
Eredità:
Mario Merz ha lasciato un'impronta significativa nell'arte contemporanea. La sua ricerca sui materiali, sui processi di crescita e sulla relazione tra uomo e natura continua a ispirare artisti e curatori di tutto il mondo. Il suo lavoro è presente nelle principali collezioni museali internazionali.